L’intervento dell’EFSA e della Commissione Europea Come la mela di Biancaneve. Un frutto bellissimo – e anche particolarmente buono – come l’albicocca cela un veleno altrettanto potente. Parliamo dell’acido cianidrico (HCN), altrimenti detto cianuro, che può essere sprigionato dalla amigdalina contenuta nel seme di questo frutto. Tale sostanza, dopo l’ingestione, si trasforma nel suo ione cianuro (CN) il quale, arrestando alcune reazioni della respirazione cellulare, può provocare febbre, mal di testa, nervosismo, ipotensione, febbre, dolori muscolari e articolari.
Nonostante ciò, si sono diffusi online articoli e post che sottolineavano le proprietà antitumorali dei semi stessi. Tali proprietà, pur non essendo in alcun modo scientificamente provate, hanno comunque generato un flusso di acquisto che ha determinato l’EFSA – l’Autorità europea per la sicurezza alimentare - ad intervenire. In particolare, l’Autorità ha evidenziato che “il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (CONTAM) dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha adottato un parere scientifico sui rischi acuti per la salute connessi alla presenza di glicosidi cianogenicinei semi di albicocca grezzi e nei loro prodotti derivati”. Il gruppo, quindi, ha individuato una dose acuta di riferimento (DAR) di 20 μg/kg di peso corporeo. In sostanza, la DAR sarebbe superata già con il consumo di pochissimi semi di albicocca non trasformati. La Commissione, infine, è intervenuta con il regolamento (UE) 2017/1237 modificando il regolamento (CE) n. 1881/2006 e prevedendo che “L'operatore che immette sul mercato semi di albicocca non trasformati interi, macinati, moliti, frantumati, tritati per il consumatore finale dimostra, su richiesta dell'autorità competente, che il prodotto commercializzato rispetta il tenore massimo”. |
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April 2022
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