Le etichette costituiscono, senza dubbio, il modo principale che le aziende hanno per comunicare con i consumatori. Un veicolo fondamentale di informazioni che, nel corso del tempo, è stato anche soggetto e norme sempre più stringenti. Nel mondo del vino, in particolare, una corretta etichettatura non può che passare dall’indicazione dei c.d. solfiti.
Cosa sono i solfiti? Con il termine “solfiti” si intende l’anidride solforosa aggiunta al vino. Questa, sotto forma di metabisolfito di potassio ha, infatti, un ruolo indispensabile: disinfetta e stabilizza il vino, inibendo l’azione dei microorganismi che potrebbero deteriorare il prodotto e agendo su alcuni enzimi che, sotto l’azione dell’ossigeno, generano un deterioramento delle caratteristiche organolettiche e, quindi, del sapore del vino. In alcuni casi alcuni ceppi di lieviti naturalmente presenti nel mosto possono produrre anidride solforosa durante la fermentazione alcolica ma, solitamente, questa viene aggiunta durante il processo di vinificazione. Cosa dicono le norme? In merito, il riferimento principale, come sempre avviene in materia di etichettatura, è il Reg. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori. Questo, all’art. 9(1) prevede l’obbligo di indicare in etichetta “…c) qualsiasi ingrediente o coadiuvante tecnologico elencato nell’allegato II o derivato da una sostanza o un prodotto elencato in detto allegato che provochi allergie o intolleranze usato nella fabbricazione o nella preparazione di un alimento e ancora presente nel prodotto finito, anche se in forma alterata”. L’allegato II, in particolare, nell’elenco degli ingredienti o coadiuvanti tecnologici da indicare obbligatoriamente in etichetta, inserisce proprio l’anidride solforosa e i solfiti se in concentrazione superiore a 10 mg/kg o 10 mg/litro. Lo stesso, inoltre, precisa che in mancanza di un elenco degli ingredienti tale indicazione deve essere riportata con il termine “contiene” seguito dalla denominazione della sostanza o del prodotto. Cosa significa, quindi, “sena solfiti aggiunti”? Tale indicazione può essere riportata sulle etichette di vino ma solo nel caso in cui il vino contenga solo solfiti formatisi naturalmente in seguito alla fermentazione e, comunque, in concentrazioni non superiori a 10 mg/kg o 10 mg/litro a patto, ovviamente, di non trarre in errore il consumatore. L’etichettatura d’origine è stata, ed è ancora, al centro di un dibattito acceso. Parliamo, in particolare, dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine del riso e del grano duro per le paste di semola di grano duro, le cui norme sono state accolte con enorme favore da gran parte dei consumatori (circa l’80% degli italiani secondo indagini condotte dal MIPAAF) e, invece, con più di qualche perplessità da molti dei produttori, specie i più grandi.
Leggi l'articolo sul blog Retroattivamente.it Presto il divieto di commercializzazione di prodotti di plastica monouso L’UE vieterà presto i prodotti di plastica monouso come cotton fioc, stoviglie e cannucce.
Le norme rientrerebbero nell'ambito della strategia UE per ridurre i rifiuti plastici. Gli elementi rilevanti della direttiva I prodotti di plastica monouso, infatti, rappresentano il 70% dei rifiuti marini e inquinano spiagge e mari di tutta Europa. Il progetto di direttiva prevede l’obbligo per gli stati di raccogliere, entro il 2025, il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande e vietare la vendita di cotton fioc, stoviglie, cannucce, agitatori per bevande e bastoncini in plastica per palloncini gonfiati con elio. Questi gli elementi rilevanti del progetto di direttiva:
Le nuove regole, quindi, introdurranno:
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April 2022
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